La festa del Natale è sì un momento di fede e speranza per i credenti ma anche di libertà per la “Comunità Civile” tutta. È la libertà che dà gusto e peculiarità alla vita umana; solo la libertà impedisce che il mondo si riduca a conformità, solo la libertà è capace di introdurre nel mondo elementi di novità, qualcosa di imprevisto
La libertà è l’inaugurazione dello statuto che rinuncia ogni determinazione che esclude ogni differenza, ogni diversità, ogni disabilità, ogni selezione e diviene il luogo dell’incontro con l’inaspettato, costituendo un modello di “comunità inclusiva”. Senza la paura di camminare nella storia con il coraggio di lasciare alle nuove generazioni segni compiuti di civiltà e modernità ed emancipazione.
È con queste parole che auguriamo Buon Natale nella consapevolezza che, anche nelle condizioni più problematiche e indigenti è sempre possibile che si faccia un’azione buona, volontaria, anonima, solidale, libera per il bene dell’altro, del diverso, dello sconosciuto per un mondo più bello, più giusto, più vero.
“Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane dalla sua normale, naturale rovina è in definitiva il fatto della natalità in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell’azione. È in altre parole la nascita di nuovi uomini, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana, che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo, che trova forse la sua gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò la ‘lieta novella’ dell’avvento: ‘un bambino è nato per noi’”. (Filosofa ebrea Hannah Arendt).
Il Natale è esigente perché non è il tempo in cui essere più buoni, ma il tempo in cui mettere in discussione il proprio io, costruito, alimentato e attivato da un ego-sistema possessivo che abbaglia con i suoi riflettori e le sue promesse e il Dio-Bambino, che si incarna ai confini del mondo in una mangiatoia sporca isolata e fredda. È il tempo in cui amare se stessi non basta più; è il tempo in cui possiamo abbandonare le nostre certezze e i nostri dogmi e cercare di fare l’Amore con l’Altro.
E, come dice Hannah Arendt, è la stessa vita umana, il nostro venire al mondo, la nascita unica e irripetibile di ciascuno di noi, a rappresentare la prima e più immediata forma di novità, il primo vero scompaginamento della noiosa routine della vita.
Abbiamo scelto l’immagine di un “bagliore” sulla città di Aleppo in Siria. Non è una stella cometa ma bombe “inviate”, dalla ferocia di chi non ha scrupoli e cuore, anche su tanti bambini, uomini, donne, anziani, malati: persone di buona volontà.
Buon e bel Natale per chi lo vivrà così.
Don Geremia Acri, gli operatori, i volontari e gli ospiti.